Marco Travaglio: due persone serie e “la MERDA che siamo sempre stati”
di Lorenzo D’Onofrio (ARS Abruzzo)
Ieri sera su La7, nel corso della puntata di “Servizio Pubblico” che ha visto come ospite il Prof. Alberto Bagnai dell’Università D’Annunzio di Pescara, è andato in onda l’ennesimo spettacolo denigratorio nei confronti del popolo italiano.
La presenza in studio, in prima serata, dell’autore de “Il Tramonto dell’euro“, personaggio determinante nell’aprire una breccia nel muro di disinformazione che, per decenni, ha avvolto il dibattito sulla politica economica nazionale e non, è certamente un segnale da non sottovalutare, che lascia intravedere qualcosa di importante all’orizzonte.
La costruzione della trasmissione è stata, tuttavia (e non poteva essere diversamente), in perfetto stile “santoriano”. Puntata quindi a copione, gestita alla perfezione dal conduttore, sviluppando, fra alti e bassi, un teorema preconfezionato: l’euro è un problema (che lo ammetta Santoro è già una notizia), ma non è causa della crisi. La colpa è degli italiani e dei loro vizi endemici (mafia, debito pubblico, corruzione, clientelismo, sprechi ecc.), che vanno rieducati (attraverso il famoso vincolo esterno) avendo come modello la Germania “che ha fatto le riforme“. Il tutto cercando di dare l’impressione di imparzialità, ma indirizzando in maniera subliminale il telespettatore ad aderire alle conclusioni aprioristicamente scelte.
Come sempre lucide e comprensibili anche dai non addetti ai lavori le spiegazioni, ben note ai lettori del blog www.goofynomics.blogspot.it, illustrate dal Prof. Bagnai sulle cause della crisi e sugli squilibri generati dalla moneta unica, ovvie verità scientifiche, come da lui stesso definite, per troppo tempo rimaste sconosciute ai consumatori del mezzo televisivo.
Puntuale, purtroppo, la regia del conduttore, sempre pronto a cimentarsi nella sua inutile interpretazione dei concetti già chiaramente espressi dall’interlocutore, travolti dalle scariche di luogocomunismi (neologismo coniato dallo stesso Bagnai) affidate al solito Marco Travaglio, o agli studenti italiani dellla London School of Economics (ospiti in studio), prima di cedere lo spazio (ed anche l’attenzione del pubblico) alla necessaria carrellata pubblicitaria, anticipatrice dell’immancabile scandalo all’italiana.
Semplicemente “geniale” la trovata di invitare, quali antagonisti delle razionali e documentate spiegazioni fornite dal Professore “pescarese”, gli studenti italiani a Londra, giovani “capaci e per bene”, ma costretti ad abbandonare il paese natio in cerca di un’occasione. Occasione trovata, ovviamente, fuori dall’€urozona… ma la cosa è apparsa al conduttore un dettaglio non degno di menzione.
Disgustosa l’uscita di Marco Travaglio, sordo ed indifferente alle parole del Prof. Bagnai che cercava di spiegargli i danni prodotti dalla politica adottata, a partire dagli anni ’80, dai padri nobili del Partito Democratico (rappresentato in studio da Stefano Fassina), i quali hanno “sostituito la politica industriale e la politica dei redditi con la politica del cambio” valutario, avendo “messo un cambio sopravvalutato, un cambio forte, per disciplinare i sindacati e per costringere le imprese ad evolvere verso un modello che non era il loro” e, quindi, ad abbandonare la dimensione di piccole e medie imprese, che era stata il successo italiano, ma che a “qualcuno” (i Mercati?) non piaceva.
Ebbene, l’umile e modesto Travaglio, autodichiaratosi “profano” totale sugli argomenti economici, ciononostante non poteva esimersi dal pronunciare la sua condanna del popolo italiano tutto “mafia, debito pubblico, pensioni di invalidità fasulle, evasione fiscale e contributiva” per cui, con buona pace delle ovvie verità scientifiche documentate da Bagnai, ma anche del buon senso che imporrebbe un confronto con la condizione degli altri paesi dell’€urozona, sentenziava: “senza euro saremmo la MERDA che siamo sempre stati” (qui le immagini).
La cosa non stupisce, vista l’incompetenza economica dichiarata dal giornalista, ma soprattutto alla luce del suo conclamato apprezzamento proprio per alcuni dei padri nobili del PD (e del progetto €uropeo) che Bagnai ha osato mettere sul banco degli imputati, ovvero quel Romano Prodi e quel Tommaso Padoa Schioppa che, in un articolo del 2008, Travaglio definiva “Due persone serie“.
Che anche Travaglio appartenga alla scuola del… “lasciar funzionare le leggi del mercato, limitando l’intervento pubblico a quanto strettamente richiesto dal loro funzionamento e dalla pubblica compassione“? La scuola del programma di riforme strutturali “nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora… guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’ individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere“?
Basta saperlo!
Ma attenzione, perchè è la scuola del “PIU’ EUROPA“!
Gli interventi di Bagnai a Servizio Pubblico:
Ho visto anche io, in parte, la trasmissione e complessivamente l'impressione è stata positiva, non soltanto per gli eccellenti e calibrati interventi di Bagnai ma anche per l'aria che tirava: sia Santoro che Fassina hanno compiuto comunque passi avanti (anche se Fassina ne fa sempre uno avanti e due indietro).
PS Siccome mi era capitato già moltissimo tempo fa di utilizzare il termine luogocomunismo, sono andato, per curiosità, a verificare se veramente Bagnai fosse stato il primo a utilizzare il termine in un articolo. Lapaternità del neologismo effettivamente non appartiene ad Alberto Bagnai: Mascheroni: http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/11/19/il-re-e-nudo-vestiamolo-col-luogocomunismo/ ; Pellizzetti: http://www.futurimedici.com/index.php?option=com_kunena&view=topic&catid=34&id=196513&Itemid=343; Bracconi: http://anticovascello.blog.kataweb.it/?tag=luogocomunismo; Pisarra: http://viediscampo.com/WordPress/?p=1405.
Bagnai è davvero bravissimo ma attribuirgli la primogenitura di un termine che ho sempre usato, come molti altri hanno certamente fatto, mi sembra eccessivo!
I collaborazionisti dell'Europa a guida germanica, come Travaglio, non possono che esere razzisti e considerare tutti gli Italiani degli "untermenschen".
PS. Tra l'altro, mi sembra che la piu' importante delle famose riforme attuate dalla Germania sia quella dei "mini job". Giusta o sbagliata, e' un po' poco. O ce ne sono altre che ci tengono nascoste?
Travaglio a parer mio non è un collaborazionista. Stiamo parlando di una persona che ha basato tutto sulla corruzione e sulla mafia, ha un certo punto di vista, e considero normale che sia abbastanza cieco nei confronti di argomenti economici.
Non penso che gli interessi e la sua risposta è un classico pre-confezionato, e sinceramente spero che non apra più bocca sull’argomento anche nel caso un giorno cambiasse posizione.
Scusate, ma se Travaglio dice che il suo maestro è stato Indro Montanelli e allora bisogna andare a cedere degli spunti controinformativi su Indro Montanelli, eccoli arrivano!!
Spunti Controinformativi su Indro Montanelli.
Montanelli: un Cilindro col doppiofondo
Le smanie golpiste di Cini, Clare Boothe Luce e “il lacchè”
Scheda tratta dalla sezione sull’Italia
Nella galleria degli intellettuali italiani che hanno fatto parte dell’Associazione per la Libertà della Cultura non poteva mancare il principe dei giornalisti anticomunisti, Indro Montanelli. Nato da una famiglia fiorentina dedita alle ebbrezze del futurismo (da cui il nome, Cilindro, poi abbreviato in Indro), Montanelli fu legatissimo a due figure chiave del CCF: l’ambasciatrice Clare Boothe Luce, moglie del magnate americano grande sostenitore di Mussolini (a Henry Luce il dossier dedica un ampio articolo) e l’ufficiale inglese Michael Noble, diretto superiore di Hubert Howard nel Psychological Warfare Branch britannico. Noble fu colui che riorganizzò l’intera vita culturale italiana nelle città liberate, stilando tra l’altro il Press Plan for Northern Italy, che confermò la proprietà dei grandi quotidiani nelle mani di chi l’aveva avuta durante il fascismo.
Di Clare Boothe Luce, Montanelli rivendicava addirittura il lancio della carriera e di averla così segnalata al futuro marito. “Era una giornalista di taglio cultural-mondano… Stavamo molto spesso insieme a New York. Poi lei venne in Italia, dove dapprima scrisse, sotto mia dettatura, qualche cronaca politica, che la fece notare agli occhi del grande magnate Henry Luce, proprietario ed editore di Time e di Life, che la sposò. Perché lei era anche una bella donna… Così sposò Luce e Luce appoggiò con tutte le sue forze Eisenhower, che – quando diventerà presidente – nominerà la moglie ambasciatrice in Italia”.
Queste frasi sono tratte da un’intervista che Montanelli concesse con grande imbarazzo nel 1998 al direttore della rivista Storia Contemporanea, a corredo e spiegazione di un carteggio in cui egli e l’allora ambasciatrice USA in Italia discutono la preparazione di un golpe. L’epistolario documenta come nel 1954 Montanelli abbia convinto la Luce a sedurre il conte Vittorio Cini per fargli finanziare il piano, che sarebbe servito a “Preparare una forza come fu Gladio, che nacque due anni dopo e alla quale spero di aver dato un mio contributo”, spiega Montanelli 44 anni dopo.
Nella prima delle tre lettere pubblicate da Storia Contemporanea, Montanelli si rivolge così alla Luce:
“Noi dobbiamo creare questa forza. Quale? Non si può sbagliare, guardando la storia del nostro Paese, che è quella di un sopruso imposto da una minoranza di centomila bastonatori. Le maggioranze in Italia non hanno mai contato: sono sempre state al rimorchio di questo pugno d’uomini che ha fatto tutto con la violenza: l’unità d’Italia, le sue guerre e le sue rivoluzioni. Questa minoranza esiste ancora e non è comunista. È l’unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta.. e un capo.”
Con Cini organizzatore dei finanziamenti e l’ex ambasciatore fascista Dino Grandi responsabile dei rapporti diplomatici, “il movimento sarebbe destinato ad entrare in azione (azione armata) solo il giorno in cui, elettoralmente, la battaglia fosse definitivamente persa. … difendere la democrazia fino ad accettare, per essa, la morte dell’Italia: o difendere l’Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia? La mia scelta è fatta…”
per articolo completo:
https://www.movisol.org/ccf.htm
Cordiali saluti.
Fabrice
PS un patriota italiano, non c’è che dire……!!
Correzione!!
Non:
Scusate, ma se Travaglio dice che il suo maestro è stato Indro Montanelli e allora bisogna andare a cedere degli spunti controinformativi su Indro Montanelli, eccoli arrivano!!
Ma:
Scusate, ma se Travaglio dice che il suo maestro è stato Indro Montanelli e allora bisogna andare a vedere degli spunti controinformativi su Indro Montanelli, eccoli arrivano!!
Saluti.
Fabrice
PS andavo di fretta, pardon, avevo confuso una c per una v!!