UE 2.0? No! “Alla riconquista della sovranità!” Conversazione con Stefano D’Andrea

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5 risposte

  1. francesco ha detto:

    Gent.mo Stefano la sua iniziativa ha il pregio di saper con chiarezza da dove partire per ricostruire l’ Italia mettendo d’accordo tutti,almeno all’inizio,senza le discussioni inutili come in tv e nei bar sulle cose da fare che non si faranno mai,ma lei ha sapra’che i mali dell’ Italia partono dagli anni 70 in avanti, dalla inefficenza,dalla non meritocrazia,dai parentopoli,affittopoli,super pensioni ecc.Le divisioni ideologiche si mettono da parte da sole quando il popolo comunque ne uscira sconfitto da questo disastro UE, ci siamo gia’ giocati il futuro. distinti saluti

  2. stefanodandrea ha detto:

    Gent.mo Francesco,
    il male dell’Italia sta in regole, uomini e “prassi”.
    Tu sottolinei le prassi e credi che a causa loro ci siamo già giocati il futuro.
    Io muovo dalle regole ossia dai principi giuridico politici e dalla classe dirigente, che si cambiano molto più facilmente delle prassi, dovute a caratteri del popolo che si sono andati sviluppando.
    Il tentativo di tornare a giusti e opportuni principi, nella mia idea, si accompagna anche alla possibilità di fare emergere dal popolo una nuova classe dirigente. Avremmo così due miglioramenti. Resterebbe il terzo, quello che tu credi decisivo e primario.
    Io non credo che sia primario e decisivo, essendo molto più importanti gli altri due. In ogni caso, i profili che segnali non sono politici in senso stretto. Non alludono a problemi che si risolvono con una nuova legge o con piùleggi, bensì a processi “culturali” lunghi, che possono essere attivati ma danno risultati in trenta anni. E tali processi presuppongono una nuova e buona classe dirigente.
    Soprattutto, nei campi che segnali, non si raggiunge mai il traguardo. Corruzione, inefficienza, parentopoli, non meritocrazia, appartengono in qualche modo alla natura umana e si ritrovano in tutti i popoli.
    Comunque sopravvaluti l’importanza degli aspetti che segnali. Negli anni sessanta, per quanto ne so, si pagavano mazzette per avere un appalto pubblico, mazzette per non fare il soldato, mazzette per essere assunti da aziende di trasporto comunali, mazzette persino per essere assunti in banche private. E negli stati uniti la corruzione è legalizzata con il sistema delle lobby.
    Non sto dicendo che le mazzette e la corruzione non siano un problema. Sto cercando di convincerti che i campi dei principi politico-giuridici e della classe dirigente sono le priorità. Ottenuti buoni o eccellenti risultati in quei campi, avremmo grandi miglioramenti.
    Mi raccomando, cerca di venire all’assemblea nazionale di Pescara, che si svolgera sabato 15 giugno (pomeriggio) e domenica 16 giugno (mattina)

  3. francesco ha detto:

    Stefano
    il mio commento era ad integrazione del progetto ARS e non alternativo,si ridiventa cittadini quando tutti sanno che fare bene anche nel proprio piccolo contribuisce al bene comune,tu dici che i migliori devono militare ma chi e’ migliore quando un bidello guadagna piu’ di un ricercatore universitario e col posto fisso?
    Io sono dipendente privato con 20 anni di lavoro e gia a 20 anni pensavo che non saremmo andati da nessuna parte se uno spende il doppio di quello che guadagna.Ringraziandoti per la risposta precedente spero di non essere uscito fuori tema.L’ARS e’ una ottima intuizione che poggia su solide basi ,rimette al centro della discusione le leggi fondamentali della Patria ma serve pure discussione per renderle attuali ai tempi . saluti

  4. stefanodandrea ha detto:

    Francesco,
    sono io che ringrazio te. E rinnovo vivamente l’invito ad essere presente a Pescara. Un abbraccio.

  5. gengiss ha detto:

    Tra le regole da reintrodurre va aggiunta l’imposizione di DAZI DOGANALI verso le merci di provenienza estera. Sono sempre esistiti (più alti o più bassi a seconda dei periodi), e solo l’Unione europea ci ha imposto assurdamente di eliminarli in nome del libero mercato. Altrimenti continueremo ad importare prodotti cinesi (ma ora anche dal Bangladesh e dalla Cambogia!) a prezzi irrisori, che fanno concorrenza sleale alle nostre aziende, grazie a salari da fame e del non rispetto delle norme sociali ed ambientali.

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