“COMBATTERE LA RENDITA URBANA” – DOCUMENTO APPROVATO DALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELL’ARS (8 GIUGNO 2014)

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6 risposte

  1. stefanodandrea ha detto:

    Perfetto

  2. Andrea Costa ha detto:

    Sono stato per 11 anni dirigente della storica associazione nazionale di Tutela del patrimonio storico, artistico e naturale “Italia Nostra”. Per 8 anni sono stato segretario dello storico “gruppo urbanistica” della sezione romana di Italia Nostra: sezione presieduta fino alla morte dall’indimenticato Antonio Cederna. In quel gruppo ho avuto l’onore di coordinare architetti e urbanisti del calibro di: Italo Insolera, Leonardo Benevolo, Marcello Vittorini, Mario Ghio, Vittoria Calzolari, Antonio Tamburrino, Renato Nicolini, Giorgio Muratore, Manfredi Nicoletti e molti altri. Posso tranquillamente affermare che questo documento è nella migliore tradizione riformista (vera) e dell’interesse pubblico grantito dalla Costituzione italiana. Interesse tradito da anni da molti, troppi, politici, intellettuali e persino urbanisti che fino a qualche lustro fa, rivendicavano l’appartenenza a questa corrente di pensiero. E’ dunque per me, neosocio dell’ars nonchè “missionario” politico di questa cultura urbanistica, motivo della più grande sorpresa e soddisfazione vedere che queste idee sono già state fatte proprie da questa associazione. I mie complimenti vanno a Gianluigi Leone, estensore di questo documento così ben scritto e a tutti i soci che l’hanno scorso lo hanno approvato. Un motivo in più per sentirmi a casa!

  3. andreavivit ha detto:

    Resta il fatto che la proprietà edilizia è diventata in Italia un realtà diffusa e fortemente frammentata; questa struttura della proprietà -che non è fatta di soggetti per cosí dire monopolisti, a parte le diverse forme in cui già ora lo è la mano pubblica, con i risultati che non hanno bisogno di essere argomentati per la loro evidenza e clamore, di sottoutilizzo, cattivo utilizzo e utilizzo a scopo riconducibile alla corruzione -stock immobiliare concesso a prezzi risibili a forme di vario clientelato-, come potrebbe questa diffusa struttura della proprietà fare fronte ad imposizioni fiscali che riducessero ulteriormente i margini di redditività ritraibili da beni a cui la crisi perdurante ha già inflitto rilevanti cadute di valore, ma anche altrettanto rilevanti deprezzamenti del mercato delle locazioni? I centri storici costituiscono un asset alquanto significativo del patrimonio nazionale (questo tutti lo riconoscono, almeno a parole), ma poco ci si preoccupa di come mantenerlo, non parliamo di renderlo efficiente (cioé piú adeguato ai requisito oggi necessari, energetici, strutturali…e mi fermo qui). Immaginiamo una trasformazione di tale assetto orientato ad accrescere la presenza della mano pubblica: si puó credere davvero che questo permetterebbe una migliore gestione del patrimonio immobiliare? I fatti parlano già abbastanza chiaro, tra disastro dei beni archeologici, cattiva gestione di tutto ciò che gravita nella sfera pubblica, per non parlare di quanto tempo e risorse saranno necessarie per risanare i territori colpiti da calamità di ogni specie e grado. Al di là delle teorie e delle illusioni degli urbanisti nostrani che si ripetono senza mai cambiare da 50 anni, c’è qualche idea su come affrontare la realtà ? In assenza di ragionevoli ripensamenti diretti a non fustigare il reddito immobiliare, francamente non vedo come sia possibile mantenere a livelli accettabili un patrimonio che -secondo l’usuale retorica italica ormai stracciata dai fatti- ‘tutto il mondo ci invidia’ (ma poi torna rassicurato nel suo, dove si sta meglio, e se cerco una casa in affitto, la trovo, perchè c’è più dinamica di mercato)! W gli espropri e vedremo crollare sempre più palazzine e vestigia di altri tempi, che ormai sono come quelle bagasce delle quali non importa nulla a nessuno. Infatti, si moltiplicano i ‘grandi interventi’ nelle prime periferie urbane, che sono l’ultima e più violenta espressione dell’urbanistica contrattata, voluta qualche decennio fa del resto da quegli stessi urbanisti di cui sopra (per calcolo politico dei loro ben più pelosi e agguerriti dirigenti di partito)…ennesimo gattopardismo nostrano!

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